La strategia di Conte: ecco cosa ci sono dietro i messaggi trasversali pre-Verona, e cosa c’è dopo

La strategia di Conte: ecco cosa ci sono dietro i messaggi trasversali pre-Verona, e cosa c’è dopoTUTTOmercatoWEB.com
lunedì 26 aprile 2021, 07:58Editoriale
di Tancredi Palmeri

In molti si aspettano un Conte 3 la vendetta della vendetta: dopo l’eruzione di Dortmund, e il terremoto di fine campionato l’anno scorso, un terzo atto di eccezionali eventi atmosferici a giusta posta per la telecamera non appena avrà concretizzato lo scudetto. O almeno in molti hanno capito di leggere questo nelle sue parole prima di Inter-Verona, il concetto di avere l’obbligo di fare chiarezza sul futuro. Del resto ci sono precedenti importanti nella carriera di Antonio, oltre ai due all’Inter ovviamente la grande secessione di 15 luglio con la Juventus, ma anche la separazione da Forum con il Chelsea.
Eppure stavolta è diverso, per un mucchio di ragioni. Al di là del fatto che qua è l’inizio mentre alla Juve con i 3 scudetti consecutivi si sentiva di non riuscire ad andare oltre e che al Chelsea invece si era perso il titolo. Ma è diverso anche per l’ambizione di Conte.
Nell’editoriale della settimana scorsa raccontavo come il mister dopo essere l’uomo del 19° ha l’occasione di essere quello della seconda stella all’Inter, traguardo immortale reso un record perché diventerebbe il primo nella storia del calcio italiano a riuscirci due volte dopo aver vinto la terza stella con la Juventus.
Certo c’è l’ambizione personale, ma poi devono esserci le specifiche condizioni e deve essere realisticamente supportata dall’ambiente intorno.
Per quanto riguarda le specifiche condizioni, Conte guadagna 12 milioni di € all’anno, cifra che in questo momento quasi nessuno può corrispondere, e chi può corrisponderla non ha esigenza di cercare Conte o non ha Conte in mente.
Oltre al fatto, molto importante, che pur nell’incertezza del futuro societario, pur nelle dilazioni ottenute per saldare gli stipendi, il volume dei salari non è stato toccato, e dunque ad oggi 12 milioni erano e 12 rimangono.
Dunque l’ambizione personale, le condizioni economiche proprie, la mancanza di alternativa davvero paragonabili.
Ma poi viene l’aspetto che interessa davvero Conte più di tutto, perché alimenta quella ambizione: quindi quanto possa realmente essere supportata.
Insomma, cosa può o non può investire Suning, cosa lui deve aspettarsi, che esercito schiererà in campo.
E in che momento Conte, vincente vero, ambizioso vero, che dunque sa che niente gli viene regalato ma deve costruirselo, in quale altro momento migliore Conte sa che se c’è una possibilità di ottenere qualcosa da una situazione complicatissima come può essere quella societaria, se non quel momento quando la sua posizione è più forte di ogni cosa?
E quindi: significa andare via questo?
Significa voler rompere il giocattolo?
No, significa voler fare meglio, voler provare ad aprire un ciclo, voler puntare alla seconda stella.
Poi riuscire davvero a ottenere di più o no, quello dipende dalla realtà dei fatti vera, se il santo non piange sangue in processione tu non puoi farci proprio niente.
Del resto, quando era arrivato da solo un mese e mezzo all’Inter, minacciò di presentare le dimissioni se non gli avessero comprato Lukaku al posto di Icardi come gli fu promesso, e lo fece non come capriccio ma quando cominciarono a paventargli che le cose erano più complicate di quanto sembrassero.
Non è paragonabile quel tipo di situazione, ma lo è il lavorare già su quello che viene dopo con tutte le armi che si hanno a disposizione.
Potrebbe anche non portare a nulla, potrebbe assolutamente portare a una immobilità totale del mercato, o a una dolorosa autogestione autofinanziata con compravendita. Ma nel caso solo perché sarebbe proprio impossibile andare oltre per limiti strutturali.
Ma Antonio Conte vuole provare a fare di più in tutti i sensi, e quando si è come lui lo si comincia a fare da subito per capire se l’albero non ha frutti o se bisogna semplicemente scuoterlo con più vigore affinché caschino.
Ovvio che non sarebbe contento se la situazione rimanesse esattamente la stessa senza nessuna possibilità di acquisto. Ma non essere contento non significa andarsene o lavorare scontento (vi ricordate quando a luglio e a dicembre 2020 assicuravano che stesse facendo di tutto per farsi esonerare e che ci fosse Allegri già sulla soglia? L’ultima parte era vera, ma quanto distante dalla realtà era la prima, e i fatti l’hanno ampiamente dimostrato).

Significa semplicemente che sa che deve fare di tutto, anche le cose meno convenzionali ma a lui affini, per provare a scuotere una proprietà immobile per motivi di altra natura. Per capire il margine di immobilità.
E se la montagna sarà proprio inamovibile, solo a quel punto allora avrà senso camminargli attorno senza dovercisi per forza spaccare la testa.
Ma Antonio la testa ce l’ha dura, oh se ce l’ha dura, quindi prima di comportarsi come farebbero tutti gli altri, lasciatelo fare a suo modo, che qualche capocciatona la capacità di darla ce l’ha.
Del resto, erano tutti convinti che a luglio e a dicembre se ne sarebbe andato, in un modo o nell’altro.
E invece, guardate un po’ come è andata a finire.